What’s new in Neuroimaging (Italian) – January 2020

2 anni ago
Characteristics of Large-Vessel Occlusion Associated with COVID-19 and Ischemic Stroke.

John, P. Kesav, V.A. Mifsud, B. Piechowski-Jozwiak, J. Dibu, A. Bayrlee, H. Elkambergy, F. Roser, M.S. Elhammady, K. Zahra, and S.I. Hussain

Quesito clinico

Identificare fattori associati e predittori di severità, morbilità e mortalità nei pazienti con ictus ischemico e COVID-19, in particolare nel sottogruppo di pazienti con ostruzione dei grandi vasi (LVO).

Metodi

Si tratta di uno studio monocentrico, retrospettivo e osservazionale che ha coinvolto tutti i pazienti ricoverati in ospedale con diagnosi di COVID-19 ed ictus ischemico con LVO in un periodo di tempo compreso tra il 1 marzo e il 25 maggio 2020.

Sono stati inoltre raccolti i dati istituzionali di base delle diagnosi di ictus fatte sia all’interno e che all’esterno della pandemia da COVID-19: sono stati analizzati  tutti i ricoveri per ictus ischemico e TIA (COVID e non-COVID) osservati in ospedale in un periodo di 10 settimane, dal 1 marzo al 10 maggio 2020, e sono stati analizzati anche i dati riguardanti il medesimo periodo di tempo nel 2019. Tali dati sono stati utilizzati come paragone.

I dati raccolti comprendono dati demografici, fattori di rischio per ictus, presentazione clinica, stroke scales, risultati dell’imaging ed indagini di laboratorio, trattamenti acuti tra cui la trombolisi endovenosa e la trombectomia endovascolare, gli intervalli di tempo, classificazione ed eziologia dell’ictus, classificazione dei sottotipi di ictus ischemico basata sul Trial of Org 10172 in Acute Stroke Treatment (TOAST), gli esiti clinici e le disposizioni alla dimissione.

Risultati

C’è stato un numero significativamente maggiore di ictus ischemici nel 2020 rispetto all’anno precedente (103 vs 76). L’incidenza della malattia ostruttiva dei grandi vasi (LVO), inclusi i segmenti ICA, M1 e M2 dell’MCA e l’arteria basilare, è aumentata significativamente nel 2020 rispetto all’anno precedente (33,8% vs 18,3%).

Tra i 673 pazienti con COVID-19 nel 2020, il 2,97% si presentava con ictus ischemico acuto. Di questi pazienti, 15 (75%) avevano una LVO documentata. Questi pazienti erano relativamente giovani (età media 46,5 anni), maschi (93%), senza i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare e con una presentazione clinica severa. I livelli medi di proteina C reattiva (PCR) e di D-dimero rilevati più vicino possibile al momento dell’ictus erano entro il range di normalità.

La LVO rilevata è presente su più vasi (40%), con vasi non comunemente coinvolti e sedi atipiche con una grande apposizione trombotica. È risultata comune la presenza di trombosi sistemica separata dall’occlusione dei grandi vasi (26%). Nel follow-up a breve termine, l’eziologia dell’ictus è rimasta indeterminata nel 46% dei pazienti e l’esito funzionale è risultato scadente.

Conclusione

Questi risultati suggeriscono che l’ictus, nel contesto dell’infezione da COVID-19, è più comune. I pazienti con infezione da COVID-19 ed ictus tendono ad avere LVO con una presentazione clinica più grave ed una prognosi peggiore. È stato ipotizzato che contribuiscano a tale risultato la presenza di coagulopatia e/o di disfunzione endoteliale (come riportato in studi precedenti), sebbene in questo studio non ci fossero prove specifiche a riguardo. Gli autori ipotizzano che esiti peggiori possano essere correlati a malattie sistemiche da polmonite e Sindrome da Distress Respiratorio Acuto, che peggiorano l’ossigenazione cerebrale e la disregolazione emodinamica.

Implicazioni

Questo studio aumenta la consapevolezza della presentazione grave e dei peggiori esiti della malattia occlusiva dei grandi vasi nell’ictus ischemico correlato a COVID-19.

Commenti del Senior Editor

La presenza di trombi, specialmente se voluminosi, in vasi multipli o atipici e/o con complicanze trombotiche sistemiche sembrano essere i tratti distintivi dell’ictus ischemico correlato a COVID-19, sui quali porre maggiore attenzione.

 

Diagnostic Yield of Staging Brain MRI in Patients with Newly Diagnosed Non–Small Cell Lung Cancer

Minjae Kim, MD, Chong Hyun Suh, MD, Sang Min Lee, MD, PhD, Ho Cheol Kim, MD, Ayal A. Aizer, MD, Ted K. Yanagihara, MD, PhD, Harrison X. Bai, MD, Jeffrey P. Guenette, MD, Raymond Y. Huang, MD, PhD, Ho Sung Kim, MD, PhD

Quesito clinico

Questo studio cerca di rispondere a due domande: in primo luogo, qual è il rendimento diagnostico della stadiazione con risonanza magnetica (RM) cerebrale nei pazienti con nuova diagnosi di carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in considerazione del gruppo di stadiazione?

In secondo luogo, la presenza di una mutazione del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR) o il riarrangiamento della chinasi del linfoma anaplastico (ALK) nell’adenocarcinoma polmonare modificano la resa diagnostica per le metastasi cerebrali nella RM di stadiazione?

Metodi

È uno studio retrospettivo, osservazionale, monocentrico. I pazienti con nuova diagnosi di NSCLC istologicamente confermato sono stati identificati in modo retrospettivo dalle cartelle cliniche elettroniche di un ospedale di riferimento terziario in un periodo compreso tra novembre 2017 ed ottobre 2018.

I criteri di inclusione richiedevano una TC torace di stadiazione con mezzo di contrasto (MdC) con un referto radiologico formale e una RM cerebrale con MdC eseguita durante la stadiazione iniziale.

Sono stati esaminati i referti radiologici e la stadiazione clinica. La resa diagnostica è stata definita come la proporzione di pazienti con metastasi cerebrali sul totale di tutti i pazienti. La resa è stata stratificata in gruppi di stadiazione clinica, seguendo l’ottava edizione delle linee guida AJCC, basate sulla TC di stadiazione del torace, sulla mutazione del gene del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR) e sul riarrangiamento del gene della chinasi del linfoma anaplastico (ALK).

Risultati

La resa diagnostica complessiva della RM cerebrale di stadiazione nel NSCLC di nuova diagnosi è stata dell’11,9%. Suddivisa in base allo stadio clinico minore di malattia, IA, IB e II, la resa diagnostica della RM è stata rispettivamente dello 0,3%, 3,8% e 4,7%. La resa diagnostica era significativamente più alta nei pazienti con adenocarcinoma (13,6%) rispetto ai pazienti con carcinoma a cellule squamose (5,9%), con un odds ratio di 1,3. La resa diagnostica della RM di stadiazione cerebrale era significativamente più alta nei pazienti affetti da adenocarcinoma positivo alla mutazione dell’EGFR (17,5%) rispetto all’adenocarcinoma negativo a tale mutazione (10,6%), (p <0,001).

La resa diagnostica complessiva nei pazienti affetti da adenocarcinoma con riarrangiamento di ALK è stata del 23,4% rispetto al 15,2% nei pazienti senza tale riarrangiamento, ma la differenza osservata non è risultata significativa.

Conclusione

La resa diagnostica della RM cerebrale stadiativa nello stadio clinico IA del NSCLC era bassa, ma aveva un’elevata resa diagnostica nello stadio clinico IB e nell’adenocarcinoma positivo alla mutazione dell’EGFR.

Implicazioni

La resa diagnostica particolarmente bassa della RM cerebrale di stadiazione nello stadio clinico IA fornisce la prova che essa potrebbe non essere necessaria in pazienti con NSCLC IA. La RM cerebrale di stadiazione sembra giustificata dallo stadio clinico di malattia IB (e superiore) e nell’adenocarcinoma polmonare positivo alla mutazione dell’EGFR.

Commenti del Senior Editor

Questi risultati dovrebbero essere utili per aiutare a guidare lo sviluppo di raccomandazioni basate sull’evidenza relative alla tempistica di esecuzione dello screening con RM cerebrale nei pazienti con NSCLC di nuova diagnosi. Potrebbe essere interessante osservare se studi multicentrici più ampi possano dimostrare una differenza significativa nel rilevamento di metastasi cerebrali in caso di adenocarcinoma con riarrangiamento della chinasi del linfoma anaplastico (ALK).

 

Why does unilateral pulsatile tinnitus occur in patients with idiopathic intracranial hypertension?

Pengfei Zhao, Chenyu Jiang, Han Lv, Tong Zhao, Shusheng Gong, Zhenchang Wang

Quesito clinico

Questo studio vuole porre la domanda: il tinnito pulsatile (PT) in pazienti con ipertensione intracranica idiopatica (IIH) è associato a reperti vascolari e ossei identificabili alla TC? In particolare, la stenosi del seno trasverso (TSS), la lateralità del deflusso venoso (VOL), la deiescenza di parete del seno sigmoideo (SSWD) e il diverticolo del seno sigmoideo (SSD) sono associati a PT nella IIH?

Metodi

Questo è uno studio caso-controllo retrospettivo su pazienti con IIH e soggetti di controllo. I pazienti che soddisfacevano i criteri di Dandy modificati di IIH sono stati sottoposti a screening per un periodo di 4 anni. Criteri di inclusione: suono unilaterale sincronizzato all’impulso nell’orecchio, scomparsa o ovvia attenuazione del PT dopo compressione omolaterale del collo, esecuzione di arteriografia/venografia TC (CTA/V) prima della terapia, PT senza cause arteriose o neoplastiche.

I soggetti di controllo erano ugualmente distribuiti per età e sesso, con o senza PT o IIH, con CTA della testa e del collo che mostravano una densità del seno trasverso maggiore di 150 HU e non presentavano anomalie strutturali. Le caratteristiche riviste nelle CTA includevano la stenosi del seno trasverso (TSS), la lateralità del deflusso venoso (VOL), la deiescenza della parete del seno sigmoideo (SSWD) e il diverticolo del seno sigmoideo (SSD). La VOL è stata confrontata tra il lato sintomatico e quello non sintomatico nei pazienti IIH con PT e tra il lato dominante e non dominante nei pazienti con IIH ma senza PT e nei soggetti di controllo. TSS, SSWD e SSD sono stati confrontati tra il lato sintomatico dei pazienti IIH con PT ed in entrambi i lati degli ultimi due gruppi.

Risultati

La prevalenza di TSS era significativamente più alta nei pazienti IIH rispetto ai controlli (p= 0.000), ma la TSS non aveva alcuna correlazione con la PT nei pazienti IIH. La prevalenza di SSWD è successivamente diminuita nei pazienti IIH con PT, IIH senza PT e controlli, con differenze significative tra ciascuno dei tre gruppi. Il VOL e la prevalenza di SSD erano maggiori nei pazienti IIH con PT rispetto ai pazienti con IIH senza PT o nei soggetti di controllo. Tutti gli SSD nei pazienti con IIH e PT erano accompagnati da SSWD.

Conclusione

La prevalenza di TSS nei pazienti con IIH è maggiore rispetto ai casi controllo, ma non è correlata al PT nei pazienti con IIH. Tuttavia, il lato del basso VOL e la presenza di SSWD ipsilaterale con/senza SSD erano significativamente correlati al PT unilaterale nei pazienti con IIH.

Implicazioni

Questi risultati possono facilitare una migliore comprensione della fisiopatologia e del trattamento del PT nell’IIH.

Commenti del Senior Editor

Questi dati suggeriscono che il TSS da solo non è sufficiente a causare PT nei pazienti con IIH. Mentre come radiologi ricerchiamo frequentemente e commentiamo la presenza di TSS nei pazienti con IIH, dobbiamo correlare il lato sintomatico del coinvolgimento nei pazienti con IIH che hanno PT unilaterale con VOL, SSWD e/o SSD ipsilaterali ridotti. Mentre la relazione di causa ed effetto rimane tutt’ora sconosciuta (e difficile da stabilire), studi futuri potrebbero valutare gli effetti di trattamenti volti a migliorare il deflusso venoso sul lato sintomatico. In particolare, l’identificazione ottimale di SSWD e SSD richiede immagini ad alta risoluzione (set di dati assiali da 0,6 mm che sarebbero ottenuti con studi sull’osso temporale e/o CTA/CTV), utilizzando un algoritmo osseo, come fatto qui per una valutazione accurata.

 

Non-EPI versus Multi-Shot EPI DWI in Cholesteatoma Detection: Correlation with Operative Findings

J.C. Benson, M.L. Carlson, and J.I. Lane

American Journal of Neuroradiology December 2020, DOI: https://doi.org/10.3174/ajnr.A6911

Quesito clinico

Le sequenze readout-segmented EPI sono migliori delle HASTE DWI nella valutazione del colesteatoma?

Cosa è stato fatto

È stata eseguita una revisione retrospettiva dei pazienti che avevano un sospetto colesteatoma alla risonanza magnetica (RM), con conferma istopatologica dopo il successivo intervento. Solo i pazienti inclusi avevano esami di imaging RM sia con sequenze HASTE che sequenze readout-segmented EPI.

Come è stato fatto

È stata eseguita una revisione retrospettiva dei pazienti sottoposti a imaging RM ad alta risoluzione dell’osso temporale tra il 20 settembre 2011 e il 9 marzo 2020; i pazienti sono stati identificati utilizzando un motore di ricerca istituzionale di cartelle cliniche elettroniche. I criteri di inclusione comprendevano pazienti sottoposti a RM preoperatoria, incluse sequenze HASTE e RESOLVE dedicate alla valutazione del colesteatoma. Due neuroradiologi certificati hanno esaminato tutti gli esami di imaging RM. Tutte le discrepanze sono state risolte per consenso.

Risultati

Ogni paziente della coorte aveva una diagnosi di colesteatoma confermata alla chirurgia. Tutte le lesioni sono state rilevate nell’imaging HASTE preoperatorio. Delle sequenze RESOLVE, 16 (69,6%) erano positive, 5 (21,8%) ambigue e 2 (8,7%) falsamente negative. È stata rilevata una eccellente concordanza interoperatore nelle revisioni di entrambe le sequenze HASTE e RESOLVE.

Conclusioni

I risultati di questo studio indicano che le sequenze HASTE hanno una performance migliore nell’individuazione del colesteatoma primario e recidivo. Con l’imaging HASTE le lesioni sono state correttamente individuate in tutti i casi, mentre i risultati con le sequenze RESOLVE sono risultati non univoci in più di un quinto dei casi e falsamente negativi in ​​2 pazienti.

La discrepanza tra le sequenze può essere correlata alla maggiore intensità e dimensione del segnale intralesionale che si ha nelle immagini HASTE. Poiché i colesteatomi appaiono più piccoli e meno iperintensi nelle immagini RESOLVE, è più probabile che tali sequenze portino a risultati equivoci e talvolta falsamente negativi.

Implicazioni

I risultati di questo studio sono in accordo con le analisi precedenti che hanno rilevato che le sequenze non EPI (ad esempio HASTE) sono sia sensibili che specifiche per il rilevamento del colesteatoma. Le sequenze HASTE risultano superiori alle RESOLVE nella individuazione di colesteatomi sia primari che residui/recidivanti.

 

Spinal CSF-Venous Fistulas in Morbidly and Super Obese Patients with Spontaneous Intracranial Hypotension

W.I. Schievink, M. Maya, R.S. Prasad, V.S. Wadhwa, R.B. Cruz, and F.G. Moser

American Journal of Neuroradiology December 2020, DOI: https://doi.org/10.3174/ajnr.A6895

Cosa è stato fatto

È stata fatta una revisione di tutti i pazienti con ipotensione intracranica spontanea ed indice di massa corporea >40 sottoposti a mielografia a sottrazione digitale in decubito laterale per cercare fistole venose del CSF, per descrivere le difficoltà nella cura dei pazienti con fistole venose del FCS che sono patologicamente o severamente obesi.

Come è stato fatto

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a risonanza magnetica (RM) cerebrale e mielografia RM. La DSM viene eseguita con il paziente sotto anestesia generale endotracheale, con paralisi profonda e respirazione sospesa, per ottenere massimo dettaglio e risoluzione temporale. La puntura lombare fluoroscopicamente guidata viene eseguita a livello L2-3 con un ago da 22G, e si ottiene una pressione di apertura.

Risultati

Su otto pazienti, quattro presentavano cefalee ortostatiche isolate; 3 cefalee ortostatiche con peggioramento indotto dalla manovra di Valsalva; 1 con cefalee isolate indotte dalla manovra di Valsalva. I risultati dell’esame fundoscopico erano normali in tutti gli otto pazienti. L’imaging RM dell’encefalo ha mostrato cedimenti cerebrali in 7 pazienti ed enhancement meningeo in 5 pazienti.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a RM della colonna vertebrale. Cinque sono stati sottoposti a un mielogramma TC convenzionale, tre sono stati sottoposti a mielografia TC dinamica e due sono stati sottoposti a DSM (utilizzando l’anestesia generale o locale). Nessuna di queste indagini ha mostrato raccolte di liquido cerebrospinale extradurale o prove evidenti di una fistola venosa del liquido cerebrospinale. Utilizzando la DSM con il paziente in decubito laterale, invece, abbiamo potuto rilevare una fistola venosa del liquido cerebrospinale in 6 degli 8 pazienti (75%). Tutte le fistole erano localizzate nella colonna vertebrale toracica, tre sul lato destro e tre sul lato sinistro.

Conclusione

Nei pazienti con SIH a causa di una fistola venosa del liquido cerebrospinale spinale che sono patologicamente obesi, la pressione del LCR è spesso elevata e il rischio di cefalea da rebound per l’alta pressione e di papilledema post-trattamento è aumentato. La probabilità di trovare una fistola venosa del liquido cerebrospinale in questa popolazione di pazienti utilizzando la DSM è simile ai pazienti non obesi.

Il rilevamento di fistole venose del LCR richiede un imaging sofisticato e abbiamo utilizzato la DSM in decubito laterale con paziente in anestesia generale a tale scopo con risultati eccellenti.

Implicazioni

Sebbene l’habitus corporeo dei pazienti patologicamente obesi possa intimidire, non dovrebbe sfociare in un atteggiamento disfattista. Nel presente studio, abbiamo rilevato fistole venose del LCR in tre quarti dei pazienti patologicamente obesi con SIH, e nessuna raccolta di LCR extradurale all’imaging spinale, dimostrando così che la probabilità di identificazione di tali fistole in questa popolazione di pazienti può avvicinarsi a quella della popolazione di pazienti non obesi.

 

Translated by: Dr. Francesco Matteini and Dr. Giorgia Porrello

References
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